Incontriamo Marco Betta, compositore e direttore artistico del Massimo, l'imponente teatro al centro di Palermo e uno dei più grandi d'Italia.
Il Massimo è come un “teatro greco, dove ogni suono raggiunge le orecchie degli spettatori”, esordisce Betta. "I suoni si mescolano con i colori del palco e la tragedia delle storie, e trasmettono un profondo senso del drammatico."
Marco aggiunge che ogni elemento dello spettacolo deve essere importante per chi vi assiste. Secondo lui, l’edificio stesso dovrebbe accentuare la potenza drammatica dell’opera messa in scena sul palco.
Un’opera piena di dramma
Immaginate la scena. Palermo, il Teatro Massimo. Siete seduti in galleria con una visuale perfetta del palco, le luci si spengono. Tutto tace. È un momento di suspense.
Il sipario si alza. Il Don Giovanni di Mozart sta per iniziare. A tenere la bacchetta del direttore d’orchestra è il maestro Riccardo Muti, alla sua prima apparizione a Palermo. Un movimento del polso e i musicisti iniziano a suonare.
Notte e giorno d'intorno girando" canta Leporello, servo di Don Giovanni, mentre il suono vi avvolge completamente.
Uniti alle origini
Progettato dallo stesso architetto di Villa Igiea, Ernesto Basile, l’edificio stesso del Teatro Massimo contribuisce a migliorare l’esperienza dello spettatore. Secondo Betta, la perfetta acustica della sala contribuisce a coinvolgere e commuovere il pubblico. È come se il teatro fosse "costruito all'interno di uno strumento musicale".
"Il Massimo è come uno specchio", aggiunge, "un portale che permette di riflettere la condizione umana attraverso il potere della performance". Come esempio, cita la produzione itinerante de La Traviata di Verdi. Originariamente ambientata nella Parigi del diciannovesimo secolo, è stata rielaborata da Betta, in collaborazione con lo scenografo Francesco Zito, e trasportata nella Palermo dei giorni nostri.
Mondi reali e immaginari nel capoluogo siciliano
Sebbene ambientato in Spagna, molti degli elementi narrativi del Don Giovanni non sono troppo distanti dalla cultura siciliana, osserva Betta. Anche la storia del nobile Lotario, con le sue bevute e battaglie in giro per la Spagna, è certamente il tipo di racconto che piace al direttore artistico del Massimo, ma ci sono altre opere tra cui scegliere.
Se preferite una storia con una donna forte come protagonista, assistete alla Carmen, il nuovissimo balletto del coreografo Leo Mujic, basato sul racconto di Prosper Mérimée. Per gli appassionati di tragedie mitologiche, verrà invece messo in scena l’Orfeo e Euridice di Gluckin, rivisitato da Gabriele Ferro.
Potreste domandarvi quale sia il codice di abbigliamento più adatto. In uno dei teatri più eleganti d'Europa, è normale pensare di doversi vestire elegantemente, tuttavia Betta sottolinea l'importanza della semplicità e del comfort. "Chi viene a teatro deve essere se stesso e riconnettersi con le proprie emozioni attraverso l'opera, la danza e la musica".
Nelle serate di canti, balli e bellezza, il concetto stesso di dramma prende vita. Alla fine le luci si accendono, lo spettacolo è finito. Non vogliamo anticipare come finirà la storia di Don Giovanni ma potete star certi che, come sempre al Teatro Massimo, ci sarà un dramma.
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Villa Igiea è il perfetto punto di partenza per una serata al Massimo. Grazie alla nostra partnership con il teatro, offriremo ai nostri ospiti vantaggi esclusivi e un’esperienza teatrale indimenticabile.
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